lunedì 1 febbraio 2016

(dopo) Family day...


E come a settembre, sette chiese nella notte, c’è la vocina che ti dice che devi andare,
è il momento, coraggio…telefona e prenota il posto sul pullman…
potrai dire di esserci stata, potrai dire io c’ero, ho visto, osservato, percepito,
ascoltato, respirato quel momento, c’ero e non potete dirmi bugie…stavolta c’ero…
Ok, lasci a casa tre figli grandi, mica bambini,
se possono volare dall’altra parte dell’oceano possono sopravvivere a 12 ore senza di te…
loro sì, ammettiamolo, ma la casa? Sopravviverà alla loro ondata?
Vabbè, qualche rischio bisogna pur correrlo nella vita, un po’ di coraggio,
fede, affidamento a chi può più di noi, una bella raccomandazione e via…
destinazione Family Day!
Torni e già vedi il buio da sotto la porta, non c’è nessuno…
apri guardinga e entri spiando l’ingresso, giri lo sguardo in cucina…sala…camere…
bene, pensiero…ma quelli che erano al circo massimo sono tutti passati qui a fare merenda????
E giuro che erano tanti, io li ho visti!!! Non c’è da inventarsi numeri, fare calcoli…
Inizi a quel punto a fare domande su whatsapp ed arrivano le prime risposte,
io non c’entro con la cucina!
Tuo figlio voleva accendere il camino ed ha usato il cartone!
Il ninnolo è caduto e si è rotto!
Hai visto che bello abbiamo ripulito un po’ la soffitta e i cartoni sono tutti fuori sul terrazzo,
c’è solo da smaltirli…ci pensi tu?
Solo che a Prato piove e bisogna riportarli tutti dentro per non bagnarli…
vabbè…dopotutto questa è famiglia…
in fine dei conti in quelle due ore al circo massimo hai fatto scorta di amore
da riversare e restituire.
Ma non è finita, cellulare e tua figlia ti dice, mamma torno a casa mi sento male,
reazione allergica a non so cosa, mi sto gonfiando tutta…ma respiri?
Sì, mi si è solo abbassata la voce ma respiro…
Ok, cortisone subito e aspettiamo…niente, non passa troppo poco,
guardia medica veloce, puntura e attesa che passi…
bastava mezz’ora e non avrebbe più respirato…
Domani è un altro giorno…domenica, la passi a sistemare un po’,
riflettere, meditare, capire quello che hai vissuto il giorno prima…
immagini, suoni, parole che si riaffacciano, incontri…
e leggi su facebook quello che amici e non, scrivono, postano…
ti ci trovi in quei pensieri, quelle parole…ma le tue rimangono ancora dentro.
Un po’ di delusione, per la mancanza di parole da parte delle amiche,
l’augurio di buon viaggio ma niente che riguardi il family day,
curiosità o scambio di opinioni, ognuno rimane in silenzio, non ci si espone,
io l’ho fatto in fondo, sono andata, ci ho messo la faccia,
imparato ad usare anche gli haschtag (si scrive così?) !!!!
Lunedì e si torna al lavoro, volontariato per un associazione…
erano in servizio anche loro al Circo Massimo…bello vederli, ritrovare quei colori.
Così, forse per curiosità, per sapere cosa pensa chi è lì vicino a te, che lavora con te,
nessuno ne ha mai parlato nei giorni della preparazione,
nessuno ha mai espresso il proprio pensiero, opinione, posizione,
eppure siamo un’associazione cattolica, inizi il discorso e dici,
sai che sabato sono stata al Family day?
Risposta…Mi aspettavo di più da te!
Bum!!!!
Cosa? Cosa ci si aspetta dagli altri?
Spiegati…bè, non crederai a tutto quello che dicono, sono solo manovre,
a nessuno importa nulla ormai…e poi con che coerenza andiamo a predicare?
E poi da chi viene la predica?
Aribum!!!!
Eccola lì, la vocina cattiva, quella che ti vuol far vedere solo il peggio dell’uomo,
quella che ti vuole togliere ogni speranza,
quella che ti vuole far vedere quanto sei sporco, falso, cattivo, incoerente e non meritevole…
quella che vuole farti vedere ogni uomo dal lato peggiore, egoistico, individualista, parassita.
No stavolta non ci sto…quanti luoghi comuni sui cristiani, su coloro che seguono Cristo…
che poi in quella piazza c’erano anche quelli che in chiesa non ci vanno,
quelli che hanno dubbi, e cercano una via, solo una via per stare in pace con se stessi,
come me, e per stare in pace bisogna rendere conto delle proprie scelte
e pagarne le conseguenze e accettarne i limiti.
Quel giudizio altrui, che è anche il tuo, che ti fa sentire in colpa, in difetto verso gli altri.
Vogliamo un popolo di perfetti? Il popolo di Dio è un popolo in cammino, prima di tutto,
è un popolo che sbaglia, fa scelte contro, a volte sofferte, a volte inevitabili,
e paga per quelle scelte.
E’ un popolo che accetta i propri limiti, umani, naturali e li affida,
qualcuno si può superare altri proprio no, questa è una realtà, non giriamoci intorno.
Quanti diritti ci ha donato Dio, ma anche doveri…quante responsabilità verso noi stessi e gli altri…
Bastava guardare il circo massimo per capirlo,
la sola presenza è stata una forza immensa…parole silenziose che risuonano in un eco assordante,
un eco di speranza che non si riesce ad abbandonare.
Diritti civili, ok…definiamo la parola civile…
È civile lo sfruttamento?
È civile usare altri essere umani?
È civile se il potere di chi ha ricchezza è usato per scopi egoistici?
È civile il desiderio che supera ogni limite umano e naturale?
No, non riesco a crederci fino in fondo, non è civiltà…non ha senso,
e non perché lo ha detto Dio, ma perché è così…
nella maggior parte di noi, è così, negli occhi delle persone che ho visto
in quella immensa piazza, nelle parole e nell’entusiasmo di chi ha parlato anche per noi,
che ha tradotto i nostri pensieri, le nostre paure, le nostre speranze.
Dobbiamo credere che se anche non ci ascolteranno
avremo ritrovato la consapevolezza di appartenere a qualcosa di unico e bello,
la consapevolezza di esserci ritrovati e di poter camminare tutti insieme
per cambiare davvero qualcosa, nel nostro piccolo, nel quotidiano, ognuno nelle proprie case,
nel prendere posizione, nel dire e nel testimoniare, con tutti i limiti che abbiamo
e gli sbagli che abbiamo fatto e che faremo.
Ma una cosa ci differenzia, la nostra forza è nel credere profondamente,
quando ci riusciremo, che la Misericordia di Dio ci aiuta a sopravvivere ai nostri limiti e ai nostri sbagli
e ci da la speranza di ricominciare…sempre…
senza doverci vergognare dei nostri errori, l’uomo da solo non può farlo.

Ok, torno a casa, stanca della giornata al family day.
Per favore non mi disturbate, non posso essere sempre a disposizione,
non potevate evitare di accendere il camino?
Non potevate non andare in soffitta?
Possibile che basta che vi muovete rompete qualcosa, e ora senza quell’oggetto come faccio?
Ma un po’ di attenzione mai eh!!!
E dico, per finire, proprio il salmone dovevi mangiare stasera?
Che diritto avete di pensare che io sia sempre a vostra disposizione?

Cosa è giusto? Cosa ci dona serenità? Cosa ci dona pace? Quale scelta ogni volta?

Non lo so…so che entrando in casa ho scelto di rimettere con pazienza un pò in ordine,
in fin dei conti erano appena tre piatti e un paio di pentole nel lavello,
ma si saranno divertiti immensamente a cucinare da soli,
di non dare a quell’oggetto più valore di quanto ne avesse in realtà,
di ringraziare perché il cartone non ha incendiato la casa,
e nessuno si è fatto male,
di guardare con un sorriso a tutto quel lavoro che avranno fatto in soffitta per ripulirla un po’,
immaginando le risate, la gioia di mio figlio e i suoi amici che si sono votati a questa causa,
e soprattutto ringraziare di essere arrivata in tempo da non togliere il respiro a mia figlia…
in ultimo per avermi spinto a vivere una giornata meravigliosa,
che non può non aver cambiato ciascuno di noi.

Oggi è un altro giorno.


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